mercoledì 26 marzo 2008

Dotto monologo sui “GGGiovani”

Dotto monologo sui “GGGiovani”

Essere giovane è e non è un fatto anagrafico. Più che l’età è la rispondenza ad uno stereotipo, ad un modo di fingersi se non di essere.
Io non sono un giovane da ben prima che l’anagrafe lo consigliasse, forse non lo sono stato mai, mio fratello di sicuro non lo è stato mai e per questo lo stimo.
Il giovane quello vero perla per frasi fatte, perché non è importante il pensiero o il sentimento che sta dietro ed a capo di una frase… l’importante è il riferimento un po’ massonico alla quella puerile mitologia che si è creata tra film di Cuccino e reality show. Quindi non ha senso dire “ti amo con te sto benissimo” … ha senso dire che si sta 3 metri o più sopra il cielo, che si potrebbe attaccare il lucchetto a questo o quel ponte. Una sorta di estemporanea liturgia fatta di luoghi comuni ed appunto frasi fatte.
Anche nel vestiario e nel look.
Non ci si veste a gusto, a circostanza o vedendo cosa ti sta bene e cosa no. Si lanciano segnali di appartenenza a questo o quel sotto clan, come i cani muovendo la coda e le orecchie.
Forse per questo ragazzette non brutte ma grassottelle si rovinano ogni chance di essere decenti ostentando pantaloni a vita bassa e magliette corte, roba che fa uscire più roba di quanta ne contiene.
Che dire se non che a volte li guardo e vedo la fiera dell’ovvio, del puerile e del superficiale. Fatti apposta per far prosperare il consumismo più stupido e la tv spazzatura.
A volte li guardo e spero arrivi una bella guerra a decimare un po’ questa puerile generazione di debosciati e costringere gli altri a guardare la sostanza.
Ma che si può pretendere da gente che ha come miti neanche gli attori (che poi non sono attori nel vero senso della parola ma gente senza arte ne parte li per caso) ma le veline o peggio? Vuota ricerca della notorietà senza sforzo e sostanza. Tutto un mondo basato sul nulla. E questa vuotezza di modelli si tramanda in qualsiasi ambito si voglia prendere in una conversazione.
Speriamo che questi giovani crescano o scompaiano. Altro che la speranza del futuro, sono la disperazione più nera.