Alle critiche lui ha sempre ribattuto con i dati che dimostrerebbero un calo a precipizio dell'assenteismo, ridottosi del 30% anche soltanto come effetto degli annunci. Il fatto è che decisioni sacrosante, come quella di non consentire la nomina a dirigente generale per coloro che distano dalla pensione meno di tre anni ha mandato letteralmente su tutte le furie le alte sfere della burocrazia, abituate a promuovere i fedelissimi pochi mesi prima del pensionamento per farli uscire dal ministero con la pensione dorata. Per modificare quella norma sarebbe intervenuta perfino la Ragioneria dello Stato. Né è stata del tutto digerita la disposizione per mandare in pensione chi ha raggiunto i quarant'anni di contributi.
Ma Brunetta deve fronteggiare anche la rivolta dei travet, che non accenna a placarsi dopo il taglio della parte variabile della retribuzione in caso di malattia. Tanto più che la mannaia sui dirigenti, spesso i veri responsabili della scarsa efficienza della pubblica amministrazione, non è ancora calata. Tutto questo mentre del regolamento che dovrebbe stabilire quali alti papaveri pubblici devono essere sottoposti al tetto degli stipendi fissato dal governo di Romano Prodi, e che doveva essere pronto entro il 31 ottobre 2008, ancora nessuna notizia. «Ora li staneremo», ha promesso alla fine di luglio, riferendosi ai dirigenti responsabili delle inefficienze, il ministro a Vittorio Zincone sul «Magazine» del Corriere.