mercoledì 2 settembre 2009

Ma come si fa a difendere certe posizioni?

Alle critiche lui ha sempre ribattuto con i dati che dimostrerebbero un calo a preci­pizio dell'assenteismo, ridottosi del 30% anche soltanto come effetto degli annun­ci. Il fatto è che decisioni sacrosante, come quella di non consentire la nomina a diri­gente generale per coloro che distano dal­la pensione meno di tre anni ha mandato letteralmente su tutte le furie le alte sfere della burocrazia, abituate a promuovere i fedelissimi pochi mesi prima del pensiona­mento per farli uscire dal ministero con la pensione dorata. Per modificare quella norma sarebbe intervenuta perfino la Ra­gioneria dello Stato. Né è stata del tutto di­gerita la disposizione per mandare in pen­sione chi ha raggiunto i quarant'anni di contributi.

Ma Brunetta deve fronteggiare anche la rivolta dei travet, che non accenna a pla­carsi dopo il taglio della parte variabile del­la retribuzione in caso di malattia. Tanto più che la mannaia sui dirigenti, spesso i veri responsabili della scarsa efficienza del­la pubblica amministrazione, non è anco­ra calata. Tutto questo mentre del regola­mento che dovrebbe stabilire quali alti pa­paveri pubblici devono essere sottoposti al tetto degli stipendi fissato dal governo di Romano Prodi, e che doveva essere pronto entro il 31 ottobre 2008, ancora nessuna notizia. «Ora li staneremo», ha promesso alla fi­ne di luglio, riferendosi ai dirigenti respon­sabili delle inefficienze, il ministro a Vitto­rio Zincone sul «Magazine» del Corriere.